Come riprodurre la Caridina japonica il gamberetto giapponese

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La riproduzione della Caridina Japonica

La riproduzione di Caridina japonica non è affatto rara in acquario ma, in vasche ben popolate da pesci come guppy, corydoras, ancistrus, rasbore, danio zebra, pesci neon, ecc, ha ben poche possibilità di successo a causa della predazione praticata dagli stessi pesci sulle larve e delle difficoltà di offrire a queste ultime un’alimentazione mirata. Il dimorfismo sessuale è abbastanza evidente ad un’attenta osservazione degli individui adulti: la femmina è di taglia maggiore e più tozza del maschio, ha i pleopodi (zampette addominali) più appuntiti e la macchiettatura rossastra lungo i fianchi composta anche da strie oltre che da pois, assenti invece nei maschi; in trasparenza è possibile anche osservare nella femmina prossima alla riproduzione il sacco ovarico (in posizione dorsale nel cefalotorace), che appare come una macchia scura. In natura le femmine ovigere sembra che discendano i fiumi, portandosi nelle zone di estuario e dunque in acqua salmastra, più ricca di nutrimento e favorevole dunque all’accrescimento delle larve. Per questo alcuni preferiscono aggiungere del sale (10-15 g/l) all’acqua in cui avviene la riproduzione, accorgimento che però non sembra indispensabile.

Come avviene l'accoppiamento della Caridina Japonica

L’accoppiamento (che avviene quasi sempre di notte ed è quindi difficilmente osservabile in acquario) è preceduto da un’intensa attività di pulizia dell’addome e dei pleopodi da parte delle femmine, probabilmente accompagnata da emissione di feromoni sessuali vista la notevole eccitazione riscontrabile al contempo nei maschi. Come è la regola tra i gamberi, le uova (diverse centinaia) vengono portate dalla femmina attaccate ai pleopodi, continuamente in movimento per assicurare una sufficiente ossigenazione e ostacolare l’attacco di muffe. L’incubazione dura circa 25-30 giorni ad una temperatura di 25°C. Se l’accoppiamento e l’ovodeposizione possono tranquillamente avvenire nell’acquario di comunità, è consigliabile trasferire le femmine ovigere in una vasca a parte per salvare la prole: è sufficiente al riguardo una vaschetta di plastica di 5-10 l, senza sabbia ma con un folto cespuglio di muschio di Giava (Vesicularia) e un piccolo filtro interno a spugna azionato da un aeratore regolato al minimo, che assicurerà anche una buona ossigenazione dell’acqua. Alla schiusa le microscopiche larve si disperdono tra il muschio, a questo punto è meglio riportare la femmina nella vasca di comunità, dove non è raro che si accoppi nuovamente dopo poche ore.

Alimentazione della Cardina Japonica

Il nutrimento sarà a base di fitoplancton (commerciale o “fatto in casa”, e mangime liquido o in polvere per artemie: è importante distribuire il cibo più volte al giorno e in piccole dosi (l’acqua deve diventare solo leggermente opaca o verdognola), cambiando quotidianamente almeno il 30% dell’acqua e sifonando tutti i giorni il fondo con un tubicino per eliminare larve morte, esuvie (le “mute”) e detriti vari che possono favorire l’insorgere di muffe e batteriosi letali per i piccoli gamberetti, soprattutto quando essi effettuano la muta. Questi, in condizioni ottimali, crescono rapidamente raggiungendo il mezzo centimetro entro il primo mese di vita: a questo punto si possono somministrare loro anche mangimi secchi a base di alghe (spirulina) finemente sminuzzati e, raggiunta la taglia di 1 cm circa, è possibile inserirli gradualmente nell’acquario di comunità.

Consigli sull'acquisto della Caridina Japonica

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