Le malattie e i nemici dei pesci dacquario

Questo articolo di acquariofilia è un vintage, fa parte di una serie di pagine di un libro L'Acquario che ho trovato fortunamente in un archivio librario e la prima edizione risale al 1967.

Vi farò dunque leggere qui alcuni argomenti più interessanti e vedere dove presenti le foto dei bellissimi disegni originali fatti a mano realizzati per gli appassionati per farci capire esattamente ogni evento che tratta e riguarda l'acquariofilia.

In questo articolo come potete vedere nel disegno sopra che ci spiega che c'è un pesce ammalato, che arrivato da un'autoambulanza dal nostro acquario, viene trasportato su una barella dagli infiermieri altri pesci e dalla moglie che lo assiste un pesce che piange e che tutti lo accompagna in ospedale per essere curato. Buona lettura...

Quasi tutte le malattie dei pesci d’acquario sono dovute a trascuratezza o a mancanza di esperienza da parte dell’acquariofilo, anche se non mancano malattie dovute a parassiti.

Purtroppo non si conoscono molti rimedi e perciò bisogna evitare l’insorgere delle malattie stesse cercando di riprodurre le condizioni ambientali esistenti in natura.

L’acqua deve contenere una determinata quantità di ossigeno disciolto. Infatti se l’ossigeno è scarso i pesci restano intossicati dall’eccessi di anidride carbonica e, nei casi più gravi, muoiono per asfissia. Se invece l’ossigeno è troppo abbondante si può verificare la morte per l’embolia gassosa. Quando l’ossigeno è insufficiente nella vescica natatoria i soggetti diventano rigidi ed assumono posizioni strane, con il ventre di lato o in aria.

I cambiamenti di temperatura si devono verificare nell’acquario in maniera lenta e regolare. I pesci infatti sono animali eterotermi, la cui temperatura cioè varia con il variare della temperatura esterna. Perciò le variazioni brusche di quest’ultima provocano disturbi anche gravi, quale ad esempio l’emolisi.

Molto spesso poi insorgono malattie dovute ad alimentazione povera o poco variata anche se abbondante. (foto) È facile riscontrare una sorta di scorbuto, caratterizzato da anomalie della pelle, ossificazione difficile e cartilagini poco sostenute. Il pesce malato è facile preda di parassiti, perciò bisogna evitare in tutti i modi l’insorgere di questa malattia, somministrando un’alimentazione a base di organismi viventi, soprattutto ricca in vittime.

Particolari infiammazioni dell’intestino sono provocate, invece, da un’alimentazione troppo ricca di grassi o a base di mollica di pane. Non appena compaiono i sintomi sarà bene isolare i soggetti malati, tenendoli qualche giorno a digiuno; passato tale periodo essi riprenderanno la loro vivacità e allora si potrà cominciare a distribuire piccoli organismi viventi, quali i Tubifex. Non appena gli escrementi saranno di nuovo normali, tra i soggetti potranno ritornare nell’acquario.
Di solito i pesci, prima di deporre le uova perdono l’appetito.
Non è quindi il caso di preoccuparsene. Accade però che i pesci vivipari, se si riproducono precocemente o se hanno troppi figli insieme, vadano incontro ad una sorta di esaurimento, particolarmente evidente dall’aspetto della colonna vertebrale deformata.
A volte, ma tuttavia la cosa è piuttosto rara, si formano tumori benigni, che non provocano disturbi gravi, a meno che si sviluppino lungo la linea laterale ; in questo ultimo caso il pesce perde l’equilibrio e il senso dell’orientamento.

Tra i parassiti dei pesci d’acquario citiamo anzitutto la Saprolegnia, fungo che si sviluppa soprattutto sulle uova e sui pesci morti, ma che colpisce anche gli individui deboli o feriti. Si sviluppa nelle ferite e i suoi filamenti si insinuano sotto la pelle dove secernono dei fermenti che lacerano i muscoli. Perciò i pesci devono essere trattati come ogni cura per evitare di ferirli. Tutti i soggetti colpiti da questo fungo devono essere allontanati dall’acquario e immersi per qualche minuto in una soluzione di permanganato di potassio, tanto diluita da essere appena rosata. A tale disinfezione sarà bene ricorrere ogni volta che si noti un soggetto ferito. Inoltre, per evitare il propagarsi della malattia, non bisogna mai usare retini che siano stati a contatto con pesci malati, se non dopo averli disinfettati.

Ancora tra i parassiti che appartengono al regno vegetale ricordiamo, l’ Ichtyophonus, fungo che si sviluppa nell’interno del corpo dei pesci. Questo parassita giunge nell’intestino con le dafnie e da qui invade vari organi tra i quali il cervello provocando la perdita dell’equilibrio e la morte del pesce in pochi giorni. Purtroppo non si conoscono i rimedi a questa malattia e poiché la stessa si propaga da un soggetto all’altro, non appena si manifestano i sintomi, è necessario eliminare l’individuo malato. Sarà bene poi curare particolarmente l’alimentazione e sospendere la distribuzione di dafnie provenienti dallo stagno che si presume infetto.

Più conosciuta, invece,è un’altra malattia provocata da un protozoo, appartenente alla classe degli infusori, l’Ichtyophtirius multifilis, che vive sulla pelle dei pesci malati o deboli, producendo delle piccole macchie biancastre. Se un pesce è colpito contemporaneamente da più parassiti può morire per deperimento.

La malattia è contagiosa e perciò bisogna immediatamente isolare i soggetti malati mettendoli in un piccolo recipiente che contenga una soluzione di acqua salata, che deve essere cambiata tutti i giorni. Più efficace è una soluzione di solfato di chinina nella proporzione di un grammo su cento litri di acqua. Il trattamento dura un periodo variabile da tre a venti giorni, comunque finchè non sono scomparsi i sintomi della malattia.

L’acquario, dal quale sono stati tolti i pesci malati, dev’essere disinfettato con qualche goccia di bleu di metilene, ma dopo breve tempo l’acqua deve essere rinnovata poco a poco, finchè non ritorna incolore.

Molto spesso i pesci vengono parassitati da vermi; tra questi forse il più frequente è il Gyrodactylus elegans, la cui presenza si manifesta attraverso la compagnia di macchie biancastre,mentre i vasi sanguigni si rompono. Per combattere tale parassita si consiglia di immergere il pesce ogni giorno per circa mezz’ora in una leggera soluzione di permanganato di potassio, fino a guarigione completa. Un altro metodo consiste nell’immergere il soggetto malato per circa dieci minuti in acqua che contenga 5 cc per litro di una soluzione di ammoniaca al 10% ; quest’ultimo trattamento non viene sopportato sempre bene dai pesci e perciò bisogna controllare continuamente le reazioni dei soggetti.

Le larve di Schistocephalus dimorphus attaccano spesso i pesci d'acquario e, se presenti in gran numero, possono perforare la parete addominale. Tra i nemici dei pesci e degli avannotti in particolare, ricorderemo l'idra, piccoli celenterati, che raggiungono l'acquario insieme a piante e cibo. I loro corpi hanno la forma di una sacca, dotata di tentacoli, in ciascuno dei quali è presente una capsula contenente un liquido acuminato. Se gli avannotti vengono a contatto con i tentacoli dell'idra, escono dei filamenti che iniettano il liquido pungente, paralizzando gli avannotti che diventano preda dell'idra. In questi casi, sarà bene versare una piccola quantità di soluzione per ogni mille chinini nell'acquario. Piccole sanguisughe possono anche essere notate sul corpo dei pesci d'acquario, che alla fine causano una forma di deterioramento organico.

Il rimedio è abbastanza semplice, perché devi solo immergere il pesce in acqua salata al 2% per vedere la sanguisuga staccarsi. Infine, ricorda che la vita dei pesci d'acquario è breve e si aggira per quasi tutte le specie sui tre-quattro anni. Perciò non c’è da preoccuparsi quando si vede un solo pesce morto, ma sarà bene cercare di conoscerne l’età. Per fare questo basta osservare con l’aiuto di una lente le squame, tenendo presente che ogni anno queste si accrescono mediante due anelli, uno più sottile formatosi durante l’inverno, l’altro più lungo formatosi durnte l’estate.

In caso di morte, provocata da una malattia infettiva, è necessario rimuovere completamente l’acqua. Si raccolgono gli animali con un retino e si pongono in un altro recipiente, poi si asportano le piante e si procede alla sostituzione del fondo, risistemando in seguito rima le piante, poi gli animali.

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