dal plantacquario olandese alla rivoluzione di takashi amano

Ovvero la composizione del plantacquario secondo Amano. In principio era l'Olandese, nel piccolo ma affasciante universo dei plantacquari. L'Olandese lussureggiante. Il modello originario, forse inconsapevole, era il giardino botanico, con i suoi viali folti di specie e varietà, ma progressivamente divenuto un'aiuola subacquea costruita con una precisa e logica sintassi compositiva.

Il primo criterio è d'introdurre la più ampia varietà di specie. Il secondo è improntato alla loro massima visibilità e porta quindi a disporre le piante a scala: le piccole in primo piano, le medie nella zona centrale, le grandi in fondo. Il terzo criterio punta ad ottenere la massima profondità della composizione inclinando i cosiddetti «viali di piante» : gruppi omogenei di piante disposti in diagonale rispetto alla base della vasca e potati in modo da esaltare il «crescendo» verso la zona posteriore, ove le cime lambiscono la superficie dell'acqua. Il quarto criterio, strettamente correlato al terzo, si fonda sul massimo contrasto: si allineano, ad esempio, viali di piante di un verde tenero a quelle che sfoggiano il rosso più acceso.

Tuttavia, il massimo contrasto dell'acquario olandese si raggiunge mediante tre tipologie diverse che possono anche combinarsi tra loro:

il contrasto di tono, che si può ottenere ad esempio accostando un gruppo di piante verde brillante ad uno verde scuro e magari opaco; il contrasto di colore, il più ovvio e in un certo senso obbligato, che si ottiene affiancando piante verdi e rosse; il contrasto di forma, che esalta le differenze dell'apparato fogliare, si ottiene invece accostando ad esempio piante dalle foglie lunghe e sottili ad altre dalle foglie larghe e tonde. Una combinazione che punti al massimo contrasto possibile di tono, di colore e di forma, porterebbe ad affiancare un viale di Eusteralis stellata - pianta alta, rossa, dalle foglie lanceolate - ad un viale di Hydrocotyle verticillata - pianta bassa, verde, dalle foglie tonde.

Il quinto criterio di composizione della vasca olandese comporta infine la massima «saturazione» possibile del volume: alla vista essa appare come una massa estremamente variegata ma comunque compatta di vegetazione, che talvolta ricorda un bosco con il suo sottobosco, ma più frequentemente assomiglia ad una rigogliosa siepe in primavera.

Tra coloro che negli anni Settanta rimasero affascinati dalle aiuole subacquee allestite dagli Olandesi c'era uno studente giapponese, fondatore di un'associazione per la difesa dell'ambiente, che praticava l'acquerello e la fotografia: Takashi Amano. Ne rimase talmente affascinato che ne parlò con entusiasmo ad un suo professore universitario, il quale, per aiutarlo nella realizzazione di vasche dedicate alle piante, gli diede i primi rudimenti sulla sintesi clorofilliana.

Basta leggere alcune indicazioni di Amano sull'accostamento delle piante, scritte vent'anni dopo, per rendersi conto di quanto egli abbia studiato la vasca olandese e ne abbia metabolizzato profondamente i criteri compositivi, soprattutto quello del massimo contrasto: «il paesaggio sommerso creato in acquario diventa interessante solamente quando si accostano piante alte con foglie molto diverse tra loro come forma e colore a piante meno pregiate e più basse poste sulla zona anteriore della vasca, oppure quando si inseriscono l'Echinodorus e l'Anubias con le loro grandi foglie vicino a piante a stelo lungo sullo sfondo o al centro della composizione »a. Ecco un'altra sua fedele declinazione del massimo contrasto per la disposizione delle piante da fondo: « si ottiene poi il miglior risultato se si accostano piante alte con colori differenti e foglie diverse tra loro».

Ciononostante le vasche che Amano allestisce - raccolte nel 1994 nel volume Nature Aquarium World - hanno poco a che fare con l'acquario olandese. Anzi, sfogliando le pagine di questo splendido libro illustrato con splendide foto scattate dallo stesso Amano, appare evidente quanto il senso di misura, pace e armonia che promana dalle sue vasche comporti in realtà una rivoluzione copernicana nel mondo dell'acquariofilia. L'ipotesi eliocentrica di Copernico non si limita a scalzare la Terra dal centro dell'universo, e con essa tutto il sistema solare e persino la Via Lattea, ma comporta la scoperta, inizialmente inquietante ed imbarazzante per la specie umana, del vuoto: le galassie sono minuscoli agglomerati sparsi nel vuoto infinito. Amano giunge, nel microcosmo racchiuso da cinque cristalli, alla stessa scoperta che si pone però agli antipodi dell'acquario olandese: l'utilizzo dello spazio aperto è il fondamento di tutte le forme artistiche, in pittura, musica, fotografia, arte dei giardini o architettura. Anche in Natura, persino nella fitta giungla, esiste lo spazio libero. Non esagero quando affermo che non è la qualità delle piante acquatiche l'elemento determinante per una buona disposizione, bensì, molto più importante, il giusto inserimento di uno spazio libero in vasca.

Con poche e semplici righe egli sgretola i fondamenti dell'acquario olandese che orbitano proprio intorno alla qualità e rarità delle piante, oltre che alla loro quantità. Insomma, rispetto al «pieno» dei plantacquari olandesi, Amano indica una via compositiva alternativa che ha come epicentro il « vuoto», lo «spazio libero». E lo esprime con altrettanta chiarezza: sommariamente un acquariofilo deve allestire il proprio acquario scegliendo essenzialmente due principi: la prima possibilità si orienta verso la costruzione artistica d'un paesaggio simile ad un'aiuola di fiori; l'altra strada, invece, coglie gli insegnamenti direttamente dalla natura e crea paesaggi sommersi seguendo quest'ultima.

L'acquario allestito seguendo il primo caso (l'aiuola di fiori) è il cosiddetto "acquario olandese". Con questo metodo si cerca di raggiungere una perfetta armonia e un'assoluta bellezza attraverso una determinata sistemazione delle diverse piante in vasca considerandone anzitutto la colorazione. Questi paesaggi ostentano un effetto finale sorprendente, brillante, poiché vengono utilizzate soprattutto piante ad alto stelo.

Quando, al contrario, si cerca di imitare la natura vi sono moltissime possibilità di combinazione delle piante, proprio come si trovano normalmente nei loro biotopi naturali. Ma l'elemento essenziale di questo secondo metodo consiste nel fatto di "imparare dalla natura e riproporre poi in acquario ciò che si è imparato". Amano dimostra d'essere un buon conoscitore dell'arte e, soprattutto, attento alla composizione, quando afferma che «l'utilizzo dello spazio aperto è il fondamento di tutte le forme artistiche, in pittura, musica, fotografia, arte dei giardini o architettura». Ma è proprio nei giardini zen che probabilmente Amano scopre o riscopre l'importanza dello spazio libero e la necessità di calibrare scrupolosamente il ritmo di vuoti e pieni. Negli spazi scanditi da rigorose geometrie, che sottolineano pochi elementi sapientemente scelti per la loro forma e materia: alcune rocce e pochissime piante.

Tuttavia, alla necessità dello spazio libero, al suo primato, giunge col tempo e l'esperienza. Gli anni tra il 91 e il 93 lo colgono in una fase d'intensa sperimentazione compositiva.

acquario naturale ada

Le numerose vasche che allestisce in questo periodo, da un minimo di 1 litro sino a circa 5000 litri, mostrano una varietà straordinaria e, al contempo, un'altrettanto straordinaria unità stilistica. Realizza acquari colmi come gli Olandesi, ma solo con due o tre specie di piante, infrangendo dunque il criterio di varietà; in alcuni casi trasforma la siepe all'olandese in un fondo omogeneo e appena variegato dall'esplosione fogliare che serve a mettere in risalto un arcipelago d'isole rocciose che dominano dolci vallate di Glossostigma; oppure dispone molte specie diverse, ma tutte contraddistinte da colori e forme simili, quindi sperimentando le dominanti cromatiche e formali, invece del contrasto. Realizza acquari semivuoti con sole due specie basse, come l'Eleocharis acicularis e la Riccia fluitans, e un paio di massicce rocce rosse a contrastare gli esili steli verdi delle piante e a fissare i cardini per lo sguardo; e su tutto domina il silenzio del nero spazio libero, in cui nuotano liberi i pesci.

Ma Amano non si limita a rivoltare come un guanto i criteri del plantacquario olandese, variandoli, contravvenendoli o semplicemente ignorandoli. In realtà, a fondamento di questa intensa sperimentazione c'è una solida struttura compositiva sorretta dalle proporzioni armoniche, cioè da rapporti numerici corrispondenti alle principali note musicali. Una struttura applicata sin dalle dimensioni della vasca e che probabilmente costituisce lo spartito essenziale per l'unità stilistica delle vasche di Amano. Insomma, la varietà della natura coordinata dal rigore della misura.

Riferimenti Bibliografici a T. Amano, Acquari Zen, Milano 1997, Mondadori.