pesci pagliacci in acquario allevamento riproduzione

Allevamento e riproduzione
Svariate sono le ragioni che inducono un appassionato ad acquistare un pesce pagliaccio: la vivace e ben definita colorazione, il modo di nuotare, l’affascinante rapporto simbiotico con alcuni anemoni marini e la complessa gerarchia sociale.

Partendo da osservazioni effettuate in natura dagli stessi autori e conoscenze in merito alla biologia delle specie in questione,verranno trattati argomenti concernenti l’allevamento, l’acquisto dei pesci, la riproduzione e l’accrescimento delle larve.

La vasca
In natura, i pesci pagliaccio si allontanano raramente e solo per qualche metro dai tentacoli dell’anemone simbionte alla ricerca di eventuali prede. In ogni caso, il reale volume d’acqua che occupano non è poi tanto superiore alla capacità di un acquario. Questo consente di utilizzare vasche non troppo capienti, variano a seconda della specie che si intende allevare. Si va dai 60-70 litri consigliati per Amphiprion ocellaris e Amphiprion clarkii o Premnas biaculeatus.

In generale i pesci pagliaccio si possono definire pesci molto resistenti che, se in salute, ben sopportano condizioni chimico-fisiche non ottimali; si consiglia comunque un pH pari a 8.0, nitriti assenti, nitrati sotto i 100 mg/l, una salinità del 30% ed una temperatura di 26/28°C.

Essenziali sono un buon sistema di filtrazione dell’acqua e un sistema di illuminazione che ricrei un fotoperiodo costante ed aduegato.

anemone con pesci pagliacci in acquario allevamento riproduzione

Anemoni e pesci pagliaccio
Uno degli aspetti più affascinanti nella biologia di questi animali è l’interazione simbiotica strettamente specifica con alcuni anemoni di mare. Dieci sono le specie di attinie note che vivono in simbiosi con i pesci pagliaccio, ma occorre precisare che ogni anemone ospita solo alcune delle 28 specie esistenti di pesci pagliaccio.

Il fattore che sta alla base della simbiosi e della sua specificità è di natura biochimica; i pesci vengono infatti attratti da determinate molecole presenti all’interno dal muco prodotto dall’anemone. Si prenda come esempio Stichodactyla gigantea, il cui muco contiene la tyramina, una molecola che attrae una delle specie più note agli hobbisti, Amphiprion ocellaris. Tale associazione animale presenta ancora dei lati oscuri, ma si è certi che sia il pesce pagliaccio ad adattarsi all’anemone e ai suoi tentacoli urticanti.

Quest’ultimo viene attirato nelle vicinanze dell’anemone da una determinata molecola come l’esempio sopra accennato. Segue un lento avvicinamento all’attinia ed il tutto si conclude con il completo adattamento del pesce che modifica il proprio muco al fine di impedire le punture delle nematocisti presenti soprattutto sui tentacoli. L’anemone di fatto non percepisce la presenza dell’ospite ma la sua sopravvivenza in natura è strettamente legata alla convivenza con il pesce che lo difende da predatori di qualsiasi dimensione inclusi subacquei o snorkelisti invadenti, contro i quali non esita a scagliarsi. I pesci pagliaccio, d’altra parte, non sono buoni nuotatori e, nel corso dell’evoluzione, si sono adattati a vivere tra tentacoli dell’anemone; un esemplare senza anemone è destinato ad essere predato.

È questo il motivo per cui l’interazione che lega questi due animali è definita simbiosi mutualistica obbligata, in quanto la vita di un animale è strettamente correlata alla presenza dell’altra.

Merita un discorso diverso l’allevamento in cattività. Si tenga presente che l’anemone di mare è un animale secolare e data la sua alta capacità rigenerativa, può teoricamente vivere all’infinito. Spesso, durante il corso della sua esistenza, un anemone ospita diverse generazioni di pesci pagliaccio, i quali possono vivere fino a trent’anni! Si è a conoscenza dell’esistenza in Nuova Zelanda di un anemone di piccole dimensioni di 300 anni di vita.

Tale longevità non si riscontra in cattività,dove la maggior parte degli anemoni di mare muore nel giro di un paio di mesi. Questi animali,le cui difficoltà di allevamento sono spesso sottovalutate, sono molto delicati, hanno bisogno di molta luce,temperatura costante e forte movimento dell’acqua che deve essere di ottima qualità. Non devono dunque essere considerati come un qualcosa che abbellisca l’acquario o migliori la vita dei pesci, ma come animali secolari alla stregua di alberi pluricentenari.

Si consiglia quindi di non utilizzare mai l’anemone nell’allevamento dei pesci pagliaccio che adotteranno in alternativa vasi di terracotta, piccole anfore, conchiglie, coralli molli o duri, come “surrogati” di anemone, difendendoli con la stessa decisione e veemenza con le quali proteggerebbero un vero anemone simbionte. In ogni caso, l’assenza dell’attinia in acquario non influirà negativamente nella vita dei pesci, né tanto meno precluderà loro la possibilità di riprodursi.

La scelta degli esemplari e la formazione della coppia
Sempre più spesso si possono trovare, dai rivenditori specializzati, pesci marini di allevamento. Questo grazie alla ricerca scientifica applicata ai campi dell’acquacoltura e dell’acquariologia che, utilizzando ceppi planctonici appropriati, ha ottimizzato lo sviluppo larvale di alcune specie di pesci marini tropicali tra taglio figurano quasi tutte le 28 specie di pesci pagliaccio. In generale, un pesce di allevamento è più resistente di una cattura e quasi mai risulta essere affetto da agenti patogeni. Per questo ed altri motivi di carattere ecologico è consigliabile acquistare animali nati in cattività, che hanno oltremodo essere abituati sin dalla nascita alla vita in acquario e non hanno subito traumi quali la cattura e i viaggi transoceanici. In natura si possono osservare diverse condizioni. Uno, a volte anche due anemoni, possono ospitare una persona di adulti o un gruppo di giovani esemplari. Si rinvengono di sovente anche popolazioni di decine o centinaia di pesci ospiti di intere colonie di anemoni simbionti, ma molto di rado individui solitari.

Anche in acquario quindi è consigliabile al di là di un esemplare, considerando sempre la capacità dell'acquario. Alla fine di evitare litigi che spesso terminano con la morte degli individui più piccoli, si suggerisce di acquistare esemplari che finiranno con il formare una coppia. Una domanda molto frequente tra gli appassionati riguarda la determinazione del sesso degli animali allevati. I pesci pagliaccio sono ermafroditi proterandrici. A metamorfosi avvenuta, tutti i giovanili sono maschi non fertili; in un gruppo di giovani individui, l'esemplare più forte e più grande, raggiunta una certa taglia che varia a seconda della specie, diventa femmina. Il secondo individuo nella scala gerarchica matura diventando un maschio fertile; la coppia è cosi formata. In ogni caso e per nessuna delle 28 specie l'evento è reversibile; una volta femmina, l'esemplare non può più invertire il proprio sesso. Tenendo presente ciò, al fine di ottenere la formazione di una coppia si sconsiglia acquisire di individui che hanno raggiunto la taglia massima,in quanto, considerata anche la spiccata territorialità di queste specie, due femmine in acquario combatterebbero sino alla morte della più debole. Al contrario, due esemplari di diversa taglia o di piccole dimensioni, dopo un breve periodo di ambientamento e innocui litigi, formeranno la coppia desiderata. Un secondo modo, ma molto più dispendioso del primo, è quello di procurarsi un gruppo di giovani, tra i quali, come sopra descritto, verrà a formarsi una coppia. È consigliabile quindi allontanare gli altri pesci che, in vasche non sufficientemente capienti, verrebbero uccisi dai due esemplari dominanti.

pesci pagliacci coppia in acquario allevamento riproduzione

La riproduzione
Non di rado è possibile pesci pagliaccio intenti alla cura degli embrioni all’interno di magnifiche vasche popolate da coralli e invertebrati di ogni genere. Infatti, una buona qualità dell’acqua, fattore determinante nella riuscita dell’allevamento degli invertebrati, può indurre una coppia a deporre. Ancora più importante è invece l’alimentazione che deve essere la più varia e ricca possibile. Un buon mangime secco integrato con del surgelato è prerogativa essenziale per una buona qualità delle uova e, successivamente, delle larve.

Da evitare l’uso di Artemia, cibo estremamente povero dal punto di vista nutrizionale, alla quale si possono preferire invece mysis o krill, ottima fonte questi ultimi di carotenoidi e acidi grassi polinsaturi della serie omega 3.

Esistono determinati segnali che possono far presagire una imminente deposizione; in una coppia ben affiatata e adattata all’ambiente ricreato in vasca, la femmina risulta molto aggressiva, scagliandosi contro qualsiasi cosa si avvicini all’anemone o al surrogato adottato dalla coppia, non esitando a mordere le mani dell’appassionato intento alla pulizia della vasca. Inoltre, qualche giorno prima della deposizione, è spesso visibile un vistoso rigonfiamento dell’addome della femmina, segno dell’avvenuta maturazione degli oociti.

Spesso la coppia risulta in questo periodo molto nervosa, talvolta è possibile anche osservare il maschio nuotare freneticamente davanti alla femmina, nella quale, già qualche ora della deposizione, è visibile l’ovopositore, organo stretto e lungo 2 mm circa. L’avvenuta maturazione degli oociti nell’ovario della femmina induce, mediante stimoli biochimici, l’idratazione dello sperma nel maschio, il quale risulta così pronto per la fecondazione.

La riproduzione è tipica della famiglia Pomacentridae; è il maschio a pulire il substrato di deposizione dopodiché è possibile assistere all’accoppiamento durante il quale la femmina depone file di uova immediatamente fecondate dal partner. Il tutto può durare fino a due ore dopodiché la femmina torna a difendere il territorio, lasciando al compagno il compito di accudire gli embrioni in sviluppo è decisamente determinato dalla temperatura e dalle qualità dell’acqua. La schiusa avviene dopo 7-10 giorni dalla deposizione; il maschio facilita l’evento con un caratteristico movimento delle pinne pettorali e caudale. Le larve si disperdono per tutto l’acquario e da questo momento, se non isolate, rappresentano un’ottima fonte di cibo per tutti i pesci presenti in vasca, genitori compresi.

Se si offrono un ambiente ed un alimentazione adeguati, la coppia continuerà a deporre ogni due settimane per diversi anni senza mai arrestarsi.

Da qui l’esigenza di ottimizzare una dieta prevalentemente a base di cibo fresco in grado di fornire, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, tutti gli elementi necessari per la produzione di gameti di buona qualità.

Lo svezzamento delle larve e l’accrescimento dei giovanili
I pesci pagliaccio, come d’altronde tutti gli appartenenti alla famiglia Pomacentridae, curano la prole sino alla schiusa. Rotta la membrana corionica che avvolge e protegge gli embrioni sino alla nascita, le larve, già in grado di nuotare, si disperdono andando a costruire il meroplancton. La schiusa avviene dopo qualche ora dallo spegnimento delle luci; tale strategia permette in natura maggiori opportunità di sopravvivenza data la ridotta pressione predatoria nelle ore notturne. Occorre innanzitutto, precisare che l'allevamento delle larve dei pesci pagliaccio, sebbene richieda più attenzione e tempo rispetto alle specie di acqua dolce, non dovrebbe essere considerato proibitivo per il vero appassionato. Grazie ai giganteschi passi compiuti dalla ricerca applicata in questo campo, è ora possibile ottenere riproduzioni di successo anche a casa. Alcune ore prima della schiusa, il substrato di deposizione viene rimosso per spostarlo in una vasca adatta alla crescita di larve e giovanili. L'acqua deve avere le stesse caratteristiche chimico-fisiche di quella presente nell'acquario dei genitori.

Considerando le dimensioni, i nauplii di Artemia sono eccessivamente grandi a causa dell'apertura della bocca della larva. Vengono quindi utilizzati i Rotiferi, cibo scadente dal punto di vista nutrizionale, ma di cui è possibile ottenere grandi quantità in spazi e tempi ridotti. Considerando l'importanza assoluta dell'alimentazione in questa fase molto delicata della vita del pesce, è necessario fornire ai Rotiferi, prima dell'alimentazione, un alimento adeguato come le alghe unicellulari tra le quali ricordiamo Chlorella spp, Isochrysis spp, Nannochloropsis spp. Inoltre, è consigliabile arricchire la cultura dei rotiferi con speciali miscele di vitamine e acidi grassi polinsaturi, composti essenziali di questi ultimi nel controllo dello sviluppo del sistema nervoso e visivo delle larve. Nell’arco di una giornata si effettueranno più somministrazioni al fine di mantenere nella vasca una concentrazione pari a 20 rotiferi/millilitro. Adottando tali accorgimenti nel giro di 6-10 giorni è possibile passare gradualmente ai naupli di Artemia salina.

A seconda della specie, dopo 10-14 giorni dalla schiusa, le larve, sotto l’effetto degli ormoni tiroidei, metamorfosano, cambiando nel giro di qualche giorno morfologia, colorazione e abitudini comportamentali. I giovanili si spostano verso il fondo della vasca e da questo momento iniziano combattimenti ricorrenti, ma del tutto innocui, per la definizione della gerarchia sociale. È possibile ora somministrare anche cibo secco polverizzato per poi passare agli stessi tipi di mangime utilizzati per i genitori.

L’ottenimento di un gruppo di giovani pesci pagliaccio riprodotti in casa deve rappresentare per l’appassionato un grosso successo poiché,oltre a ripagare sforzi e sacrifici, contribuisce alla salvaguardia della specie. Si ricordi che per ogni pesce pagliaccio frutto della riproduzione in cattività, un altro esemplare continua a nuotare tra i tentacoli dell’anemone simbionte nel mare tropicale di origine.