gambusia e guppy utilizzo in natura e in acquario oggi

Tutti conoscono la gambusia, un pesciolino comune anche in Italia, utilizzato in passato come “arma biologica” per combattere la malaria, essendo questo Pecilide un attivo divoratore di larve di zanzara. Ma non dimentichiamoci del Guppy.

La prima introduzione di gambusie nel nostro Paese risale al 1922 e venne effettuata nelle paludi dell’Agro Pontino. Ma pochi sanno che, in altre parti del mondo (esperimenti che non hanno portato all’acclimatazione sono segnalati pure in Sicilia), anche il guppy - e non da oggi, visto che risale al 1910 Malaria and the “Million” fish, pubblicato negli annali del British Museum di Londra - è utilizzato con analoghe funzioni, seppur molti dubbi sono stati avanzati sulla sua reale efficacia (come del resto anche su quella della cugina gambusia).

gambusia mosquitofish 02

È stata dunque la lotta alla malaria la principale ragione per cui milioni di guppy nuotano oggi liberi nelle più disparate regioni del mondo, oltre a popolare in massa i nostri acquari domestici. I guppy da selezione o “Guppy Show” sono nettamente distinti da quelli “commerciali”, per quanto esteticamente attraenti questi ultimi possano essere. Le varietà destinate alle gare nascono a partire dalla fissazione di standard internazionali, che codificano forme e colori selezionati per partecipare ai concorsi, oltre che per fare bella mostra di sé nelle vasche degli appassionati.

guppy in acquario

Standard che gli allevatori fissano in linee genetiche “pure”, ovvero la cui prole sia geneticamente riconducibile ai genitori che l’hanno generata, per di più con l’ulteriore obbligo di doverne certificare il “pedigree”, proprio come per cani e gatti di razza. In realtà, la fissazione diretta di linee di individui altamente omogenei dal punto di vista genetico e fenotipico (cioè dell’aspetto esteriore) crea non pochi problemi, come la perdita di vitalità riproduttiva, la maggiore vulnerabilità alle malattie dei soggetti iperselezionati e la loro scarsa longevità.