Malattie Scalari con ulcere cutanee e le batteriosi

Sopra i miei scalari di acquariofiliaitalia perfettamente in salute alimentati con mangimi secchi Prodac e Tetra

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Da qualche tempo ho notato un gonfiore all’attaccatura della pinna laterale di uno dei miei scalari, trasformatosi in un’eruzione biancastra nella parte superiore. Premetto che il pesce ha colorito e respirazione normali e continua a nutrirsi regolarmente. Comunque l’ho isolato in una vasca di 40 l ed ho provato a curarlo prima con una sostanza a base di trimetoprim e sulfametossazolo, poi con un biocondizionatore cicatrizzante, infine con un curativo contro i Flagellati, senza ottenerne la guarigione. Il mio timore è che si tratti di tubercolosi ittica, anche perché qualche mese prima ho dovuto sopprimere un altro scalare che presentava un’ulcera sull’addome che continuava ad aprirsi e richiudersi. Se di tubercolosi si tratta, vorrei sapere se esistono farmaci in grado di guarire lo scalare già colpito, o che almeno consentano la vaccinazione degli altri ospiti della vasca ancora apparentemente sani. 

Malattie nei pesci Scalari

La formazione di ulcere ed eruzioni cutanee è quasi sempre causata da batteriosi, inclusa la cosiddetta “tubercolosi ittica il cui agente è il batterio gram-positivo Mycobacterium fortuitum. Questa malattia (peraltro in preoccupante aumento fra i Ciclidi e gli Anabantoidei), però, non è la sola ad annoverare ulcerosi nella sintomatologia: lesioni molto simili sono ad esempio causate da batteriosi ancor più frequenti in acquario, come quelle da Aeromonas hydrophila o Pseudomonas fluorescens (gram-negativi).

Come riconosce una batteriosi nei Cliclidi

A complicare le cose, va detto che spesso queste batteriosi compaiono associate tra loro oppure insieme ad altre parassitosi in grado di provocare lesioni cutanee, ad esempio la famosa “malattia del buco. Solo un antibiogramma eseguito da un medico veterinario potrà stabilire con certezza se si è in presenza di batteriosi e di quali batteri si tratti. La prima sostanza da lei impiegata nel tentativo di curare il suo scalare conteneva principi attivi normalmente efficaci su Aeromonas e Pseudomonas, il fatto che non abbiano avuto successo (dando per scontato che dosaggi e modalità di trattamento siano stati corretti) potrebbe – il condizionale è d’obbligo, visto le premesse – far ipotizzare che si tratti effettivamente di tubercolosi ittica. Come abbiamo detto negli allevamenti la principale fonte di contagio pare sia costituita dal cibo vivo contaminato (in particolare larve di zanzara e chironomi, forse anche i tubifex), mentre negli acquari domestici c’è chi mette sotto accusa gli stessi alimenti ma surgelati, in quanto il congelamento non sembra eliminare i parassiti ma solo “addormentarli”.

La malattie del buco nei Ciclidi

La malattia si trasmette anche tramite ferite o lesioni del muco epiteliale e perfino - attraverso le gonadi infette - dalla femmina alle proprie uova; può essere identificata tramite dissezione del pesce colpito, sui cui organi interni (in particolare fegato, stomaco e intestino) si osservano con una semplice lente d’ingrandimento numerosi, piccoli tubercoli scuri da cui ha origine il nome di “tubercolosi”. La prevenzione (eliminazione immediata dei soggetti colpiti, quarantena per i nuovi arrivi) è l’arma migliore per combatterla, tra le sostanze curative efficaci – purché usate ai primi stadi della malattia – si possono citare: eritromicina, ossitetraciclina e tylosina (per tutte: 2 g/100 l di principio attivo per 48 ore, poi cambiare il 50% dell’acqua e filtrare su carbone attivo), oltre alla kanamicina (5-10 g/100 l, stesse modalità delle sostanze precedenti), tutti principi attivi contenuti in medicinali a prescrizione veterinaria.