fotografare un acquario foto takashi amano

Scrivere con la luce. Cioè fotografare.
La parola fotografia ha origine da due parole greche, photos e graphia, rispettivamente "luce" e "scrittura".
Nella parola stessa è quindi indicato quello che forse è l'elemento più importante e al contempo più problematico: la luce. La fotografia di acquari, purtroppo, non fa eccezione:

in genere la luce in acquario non basta a far crescere le piante più esigenti, e allo stesso modo è spesso insufficiente per fotografare con facilità.
Qualsiasi sia lo strumento utilizzato,una vecchia macchina fotografica a pellicola o l'ultimissimo modello digitale, la tecnica fotografica si riduce essenzialmente alla composizione dell'immagine nel mirino, alla regolazione della messa a fuoco e alla scelta dell'esposizione, cioè dalla quantità di luce che dovrà impressionare la pellicola (o il sensore).

Misurazione e scelta dell'esposizione
La quantità di luce può essere regolata dal fotografo in base a due soli parametri: il tempo di esposizione e apertura del diaframma.
Quando si preme il pulsante di scatto della fotocamera nella prima posizione, viene attivato l'esposimetro interno: si tratta di un sensore che misura la luce del soggetto che si sta inquadrando. L'esposimetro dà un'indicazione sulla coppia tempo-diaframma da impostare.

Fidarsi dell'esposimetro?
L'esposimetro interno della fotocamera non è in grado di misurare la luce che colpisce realmente il soggetto inquadrato (chiamato luce incidente), ma può solo misurare la luce che viene riflessa da quel soggetto. Il problema non è da sottovalutare, perché diverse superfici riflettono la luce in modi diversi. Ad esempio, una superficie bianca riflette tutta la luce che la colpisce mentre una superficie nera non riflette affatto. L'esposimetro non è in grado di compensare automaticamente questa differenza, poiché non è in grado di distinguere il colore dei soggetti inquadrati. Pertanto, l'esposimetro è calibrato per i toni medi, cioè per una superficie con un grado di riflettenza del 18%.
Cosa significa? In pratica che qualsiasi oggetto che non ha la stessa percentuale di riflettenza non verrà esposto correttamente !
Ad esempio se si fotografasse un piccolo pesce molto luminoso su un fondo nero, l'esposimetro potrebbe essere ingannato dal fondo scuro: nello scatto il fondo sarà grigio, e il pesce sovraesposto! In questo caso bisognerebbe effettuare uno scatto volutamente sottoesposto.

Il diaframma
Il diaframma è un dispositivo situato nell'obbiettivo, costituito da una serie di lamelle disposte per creare un foro che gestisca il passaggio della luce: a seconda della posizione delle lamelle il foro avrà dimensioni più variabili. Più piccolo sarà il foro meno luce passerà e viceversa .

Il tempo di otturazione
L'otturatore è un dispositivo che consente, quando si preme il pulsante di scatto, di fare giungere la luce alla pellicola (o al sensore). Il tempo di otturazione è quindi il tempo per il quale la pellicola viene esposta, cioè riceve la luce. Ovviamente, a seconda che il tempo di otturazione sia più o meno lungo, giungerà più o meno luce.
La coppia tempo-diaframma
In base alle specifiche condizioni di luce misurate dall'esposimetro, per avere un'esposizione corretta sono possibili più combinazioni di tempi e diaframmi.
Supponiamo ad esempio che per un dato soggetto l'esposimetro suggerisca un'esposizione tale per cui, provando a scattare, la fotografia risulti esposta correttamente. In pratica è possibile scegliere coppie tempo-diaframma che garantiscano la corretta quantità di luce: aprendo di uno scatto il diaframma (luce doppia) e scegliendo un tempo di una posizione più lenta (metà luce) , otterremo la stessa esposizione.
Ma avremo la stessa esposizione anche chiudendo di due stop il diaframma e scegliendo un tempo di due stop più lento.
Non è possibile stabilire a priori la coppia tempo-diaframma, indipendentemente dalle condizioni di luce.
L'esposizione è corretta o meno a seconda del soggetto da fotografare.

acquario naturale ada

Diaframma e profondità di campo
Quando si mette a fuoco solamente un determinato piano, parallelo al piano della pellicola e posto a una determinata distanza da essa, solo i soggetti allineati su quel piano saranno realmente a fuoco. Qualsiasi oggetto davanti o dietro a questo piano sarà progressivamente fuori fuoco.
È chiaro che, a meno che non si vogliano ottenere effetti particolari, sarebbe desiderabile avere sempre la maggior profondità di campo possibile, cosa che consentirebbe di ottenere foto nitide e di agevolare la messa a fuoco di soggetti posti a distanze diverse o particolarmente mobili (come i pesci).
La profondità di campo aumenta:
- all'aumentare della chiusura del diaframma: scegliendo diaframmi con f/ alti si avrà una maggiore profondità di campo;
- all'aumentare della distanza del soggetto: più il soggetto è distante, più sarà grande la profondità di campo
- al diminuire della lunghezza focale dell'obbiettivo: i grandangolari, che hanno lunghezze focali basse, hanno una maggiore profondità di campo dei teleobbiettivi.

Il caso acquari
Il problema principale delle foto di acquario è causato proprio dalla scarsità di luce tipica delle vasche, a meno che non si abbiano casi particolari di illuminazioni assolutamente esuberanti o di attrezzature da studio fotografico. Ci si ritrova a scattare a f2.8 e t di 1/50sec. anche con un acquario fortemente illuminato (2 W/L), con pochissime possibilità di scelta creativa per la coppia tempo-diaframma. Con acquari ancor meno illuminati le possibilità si riducono ulteriormente!
Se ciò non bastasse, le peculiarità caratteristiche dell'oggetto da fotografare (una vasca in vetro, i pesci, etc.) introducono tutta una serie di altri problemi: la vasca è in vetro e,si sa, il vetro riflette la luce. Si corre perciò il rischio di vedere nella foto la propria immagine e quella della fotocamera riflesse.
Inoltre i pesci si muovono, e alcuni lo fanno in modo particolarmente rapido, richiedendo tempi di otturazione molto veloci, e via dicendo.

Quindi dobbiamo davvero rinunciare a scattare fotografie alle nostre vasche?
Assolutamente no: esistono alcune accortezze che possono consentirci di evitare o in parte di aggirare alcuni dei limiti già indicati.
-Innanzi tutto prima di iniziare a fotografare l'acquario è fondamentale spegnere ogni luce nella stanza: le uniche luci presenti devono essere quelle che illuminano la vasca.
Nel caso di acquari chiusi questa accortezza dovrebbe essere sufficiente, mentre per gli acquari aperti sarebbe opportuno schermare con un telo scuro lo spazio libero tra la plafoniera e il vetro, in modo tale che la luce colpisca solamente la superficie dell'acqua e non oggetti esterni. Ciò dovrebbe consentire di eliminare i riflessi della fotocamera e del fotografo sul vetro frontale dell'acquario.
-I vetri della vasca devono essere stati puliti di recente e l'acqua dovrà essere il più possibile limpida: per questo sarà bene evitare di scattare foto poco dopo aver sifonado il fondo e dopo aver dato da mangiare ai pesci.
-Cercare di fotografare con l'asse dell'obbiettivo il più possibile perpendicolare al vetro della vasca: fotografare con l'asse inclinato vuol dire avere foto poco nitide e distorte a causa della rifrazione del vetro dell'acquario.
-Se si devono fotografare delle piante acquatiche, è possibile montare la fotocamera su un treppiede e utilizzare tempi lunghi e relativi diaframmi chiusi, ottenendo così foto a fuoco e con una profondità di campo maggiore.
-Se si devono fotografare pesci è inevitabile scattare a mano libera: in questo caso può essere utile alimentare la sensibilità ISO della pellicola ( o del sensore): come già visto questo consentirà una più ampia scelta della coppia tempo-diaframma, e in particolare di utilizzare tempi più rapidi, se necessario.
-La lunghezza focale dell'obbiettivo influenza la profondità di campo: maggiore è la prima, minore sarà la seconda. In altre parole utilizzando un obbiettivo grandangolare (con lunghezza focale bassa) si avrà più profondità di campo, rispetto a un teleobbiettivo (con lunghezza focale elevata).
Questo può essere molto utile per ottenere fotografie a fuoco: scegliendo una focale corta (verso il grandangolare, ad esempio 20mm) si avrà una maggiore profondità di campo, con l'ulteriore vantaggio che, per la regola del reciproco della lunghezza focale, basterà scattare a circa 1/25 sec. per avere una foto non mossa.

Leggi anche il nostro articolo IMPARA DALLA NATURA E RICREALA (l'acquario naturale e le immagini)

fotografare un acquario naturale foto takashi amano

Takashi Amano il grande fotografo naturalista
Le foto dei paesaggi hanno dato ispirazione allo sviluppo dei prodotti ADA creati secondo l’essenza della natura.
Il lavoro di Amano si sviluppa sulla foto e la ricerca delle tre più grandi foreste tropicali del mondo e delle foreste incontaminate del Giappone. Tra le molte destinazioni, egli ha più volte visitato il Rio Negro ed il Rio delle Amazzoni, una terra di nostalgia per acquariofili, introducendo i pesci tropicali e le piante acquatiche che vivono in Amazzonia.
Durante la foto spedizione nel 1999, Amano ha catturato con successo le immagini subacquee del cardinale tetra e degli scalari, svelando il loro modo di vivere; queste specie erano popolari, ma non si sapeva come riuscissero a sopravvivere nel loro habitat. Il Concept di Amano è quello di catturare i diversi ecosistemi scattando immagini dal cielo (fotografia aerea), sulla terra (fotografie di paesaggio) ed in acqua (fotografia subacquea). Queste foto spedizioni molto spesso hanno dato ispirazione allo sviluppo di prodotti ADA, dimostrando che la teoria ed il metodo dell’Acquario Naturale sono conformi all'essenza della natura. Secondo Amano le esperienze in natura inconsapevolmente hanno affinato la sua sensibilità, riflettendo tutto ciò nell'espressione dei layout. E’ triste pensare che le splendide foreste tropicali che Amano ha fotografato, si stanno rapidamente riducendo ed è per questo che Amano è molto attento alle tematiche ambientali.