NewsLetter october 2012 - Botia pagliaccio - Chromobotia macracanthus - acquario

In una ipotetica classifica di popolarità dei pesci da acquario, questo pesce figurerebbe certamente tra i primi dieci preferiti dagli appassionati di tutto il mondo. Eppure è una delle pochissime specie d’acqua dolce non ancora riprodotta con successo in cattività, per questo reperibile in commercio prevalentemente con individui di cattura provenienti dai suoi luoghi d’origine.

Carta di identità
Ordine:
Cypriniformes
Famiglia: Cobitidae
Sottofamiglia: Botiinae
Genere: Chromobotia Kottelat, 2004
Specie: Chromobotia macracanthus (Bleeker, 1852)
Sinonimi: Botia macracantha, Botia macracanthus.
Nomi comuni: Botia pagliaccio (I);
Clown Loach (EN); Prachtschmerle (D); Botia clown (F); Entebering, Ikan macan (locali: Indonesia).

NewsLetter october 2012 - Botia pagliaccio - Chromobotia macracanthus
Questo pesce è un ottimo “spazzino” e un grande divoratore
di chiocciole acquatiche infestanti


Molti acquariofili la conoscono ancora come Botia macracantha (o col più recente sinonimo B. macracanthus), anche se dal 2004 l’ittiologo Kottelat l’ha classificata nel genere monotipico Chromobotia (il cui nome è ispirato alla peculiare e unica colorazione di questa specie) con il nuovo nome di Chromobotia macracanthus, con cui dovrebbe essere ufficialmente denominata. In realtà, ovunque nel mondo viene chiamata familiarmente con il suo nome comune che, in tutte le lingue, allude ancora una volta alla sua ineguagliabile e variegata livrea accostandola ai fantasiosi colori di scena dei pagliacci.

NewsLetter october 2012 - Botia pagliaccio - Chromobotia macracanthus - allevamento
Allevamento di botia pagliaccio (Malaysia)

Il lungo viaggio verso l’acquario
In natura C. macracanthus vive nel tratto medio dei fiumi maggiori. All’età di 2-3 anni (circa 10-12 cm di lunghezza) raggiunge la maturità sessuale e, con l’arrivo della stagione delle piogge, gli adulti risalgono i fiumi dirigendosi verso le sorgenti. Per tutelare i riproduttori, il governo indonesiano ha vietato la cattura degli individui di taglia superiore ai 15 cm, pertanto gli sforzi dei pescatori locali si concentrano quasi esclusivamente sui soggetti in giovane età (taglia media 3-5 cm), peraltro i più richiesti dal mercato. La tecnica di pesca maggiormente diffusa prevede l’utilizzo di canne di bambù essiccate lunghe fino a un paio di metri su cui vengono praticati numerosi fori, di diametro adeguato per consentire l’entrata solo delle taglie legali; fissate a galleggianti o appese con lacci alla vegetazione lungo le rive dei fiumi, vengono immerse in acqua.

Le botia pagliaccio e varie specie di siluri (come i bizzarri Chaca bankanensis) le utilizzano come rifugio, rimanendovi dentro anche quando i pescatori le estraggono dall’acqua. Successivamente, i pesci vengono trasportati e venduti ai grossisti/esportatori di Jakarta, Hong Kong e Singapore, che spesso li fanno crescere fino alle taglie desiderate stabulandoli in grandi vasche di cemento, prima di spedirli in Europa. La stabulazione presso i grossisti consente di superare in parte il problema della stagionalità delle catture, rendendo in effetti questa specie disponibile lungo un periodo molto più lungo di quello consentito dalla natura. Oltre il 90% di C. macracanthus giunge nei nostri acquari mediante questi sistemi di pesca; il restante proviene dagli allevamenti professionali del Sud-Est asiatico e dell’Europa orientale, dove le botia pagliaccio vengono riprodotte già da qualche tempo tramite induzione ormonale.

NewsLetter october 2012 - Botia pagliaccio - Chromobotia macracanthus - aquarium

Non è un pesce per tutti gli acquari

Questa specie è originaria delle isole del Borneo e di Sumatra, le cui popolazioni – evidentemente complice un lungo isolamento reciproco – sembrano distinguibili per l’intensità e la tonalità della colorazione: relativamente scura quella della prima (le pinne di molti individui possono essere nerastre), più vivace e tendente al rosso-arancio la sumatrana, ovviamente anche la più apprezzata in acquariofilia (ogni anno se neesportano da Sumatra non meno di 3 milioni di individui selvatici). Pur se molto lenta nel crescere, la botia pagliaccio può facilmente superare in acquario i 15-20 cm di lunghezza (la taglia massima è di ben 30 cm!); inoltre è molto gregaria, pertanto sarà doveroso acquistarne un gruppetto composto da almeno 5-6 individui (se allevata singolarmente rimane piuttosto timida, restando nascosta per buona parte della giornata). Vivace e… vorace, può diventare in certi casi stressante nei confronti dei compagni di vasca troppo timidi e lenti nel nuoto (ad esempio i discus), a cui puntualmente ruba il cibo, oltre a divorare avidamente uova, larve e avannotti dei compagni di vasca, prendendosi gioco anche dei più abili e combattivi genitori; per giunta, gli esemplari di grandi dimensioni possono ferire o predare i coinquilini a portata di... bocca. Tutto ciò sembra apparentemente in contrasto (e in effetti lo è) con la grande popolarità raggiunta da questo pesce come protagonista degli acquari di comunità: possiamo dire infatti che C. macracanthus appartiene a pieno titolo a quella (purtroppo) vasta schiera di pesci da acquario allevati il più delle volte in condizioni assolutamente inadatte e insufficienti per il loro benessere, pesci insomma che dovrebbero essere assai meno diffusi di quanto in realtà non siano. Basti pensare che un acquario destinato ad ospitare per lungo tempo e in condizioni ideali un gruppetto di botia pagliaccio (insieme ad altri pesci) dovrebbe misurare come minimo 130-150 cm di lunghezza, con capienza superiore ai 300 litri netti. L’allestimento prevede sabbia fine sul fondo, una folta vegetazione composta anche da qualche pianta galleggiante e numerosi nascondigli ricavati da legni, rocce ed altri elementi di arredo (mezze noci di cocco, anforette, cortecce di sughero, canne di bambù, ecc.). I rifugi sono molto apprezzati dai pesci nel periodo di ambientamento e per riposarvisi adagiati su un fianco (niente paura, è un comportamento normalissimo!). Quanto alle caratteristiche dell’acqua, in natura il pH varia da 5 (stagione “secca”) a 6-7 (mesi più piovosi), mentre la temperatura si aggira tutto l’anno sui 25-27°C.

NewsLetter october 2012 - Botia pagliaccio - Chromobotia macracanthus - ittioftiriasi-malattia-puntini-bianchi
Questa specie è particolarmente vulnerabile all’ittioftiriasi

La riproduzione, un evento eccezionale

In acquario la botia pagliaccio può essere allevata rispettando i seguenti valori fisico-chimici: T 24-28°C; pH 6,0-7,5; durezza totale 5-15°dGH; ossigeno sempre prossimo alla saturazione. Da evitare quanto più possibile gli sbalzi termici e le situazioni di stress, soprattutto nel caso di individui freschi d’importazione (quindi fortemente debilitati). Questa specie dalla pelle delicata e priva di scaglie, infatti, è particolarmente sensibile a tutte le età - ma in particolare i giovani sotto 5-7 cm - alla “malattia dei puntini bianchi” o ittioftiriasi, che può manifestarsi in forma cronica richiedendo il prolungamento delle somministrazioni terapeutiche oltre i normali standard posologici.

Altra tipica criticità è il rapido dimagrimento (talvolta patologico, sostenuto cioè da parassiti intestinali favoriti da una dieta inadatta). In natura la dieta di C. macracanthus si compone essenzialmente di vermi, piccoli crostacei e detriti vegetali. Se l’alimentazione è inadeguata, in acquario la botia pagliaccio può danneggiare le piante con foglie tenere. Ideali sono sia il cibo vivo e surgelato (lombrichi, enchitrei, tubifex, artemie e chironomi) che le verdure lesse (zucchine, spinaci), oltre ai mangimi secchi in granuli e in compresse per pesci onnivori di fondo. Durante l’alimentazione - ma anche in occasione di eventuali screzi con i coinquilini - sarà curioso ascoltare gli “schiocchi” che possono emettere, al pari del resto di molte altre specie di Botiinae.

Botia: contrariamente alla maggioranza degli altri “spazzini”, questi pesci hanno costumi prevalentemente diurni e dunque sono attivi di giorno. In acquario possono manifestare una certa timidezza in presenza di specie aggressive, oppure, se l’arredamento è eccessivamente lussureggiante di piante e ricco di nascondigli. Consigliamo di aggiungere altri 2/3 esemplari di questa specie, in modo da formare un branchetto che quasi certamente si sposterà con maggiore vivacità nel suo acquario.

Purtroppo, la quotidiana e abbondante disponibilità di cibo sostitutivo riduce l’efficacia di questo pesce come “lumachicida biologico”, essendo com’è noto un accanito predatore di chiocciole acquatiche. Molto longeva in acquario (può vivere oltre una ventina d’anni), C. macracanthus vi si riproduce però spontaneamente solo in rare e fortuite occasioni. In letteratura acquariofila si legge spesso della presunta, diversa conformazione del margine della pinna caudale (che sarebbe più profondamente inciso e con le punte rivolte verso l’interno nel maschio) come dimorfismo sessuale: in realtà, è pressoché impossibile distinguere con certezza i sessi ad un semplice esame esterno,fatta eccezione per la linea ventrale più tondeggiante nelle femmine ovigere. Talvolta in cattività ci si imbatte in queste ultime e non è raro assistere a presunti giochi amorosi, poi però non scatta mai lo stimolo – alla cui base c’è un complesso insieme di fattori ambientali ed ormonali difficile da ricreare in acquario – che le spinge a deporre. Secondo l’allevatore russo Oleg Mihajlov, divenuto famoso anche per i suoi contestatissimi ibridi, le uova si schiuderebbero dopo circa 18 ore e le larve inizierebbero a nutrirsi di naupli di artemia già dopo un giorno. Le giovanissime botia pagliaccio sviluppano fin da subito una livrea simile a quella degli adulti, contraddistinta da 4 bande verticali scure destinate a ridursi a 3 dopo poco tempo.

NewsLetter october 2012 - Botia pagliaccio - Chromobotia macracanthus
Vive bene e a lungo in acquario, purché in vasche spaziose e ricche di nascondigli.
in collaborazione con Il Mio Acquario