Ricerca e acquacoltura sperimentale
La Fao informa che l’evento si terrà dal 22 al 25 settembre a Phuket in Tailandia: vedrà la partecipazione di oltre 700 delegati provenienti da 60 Paesi, uniti per valutare la situazione in cui versa il settore e per affrontare le prossime sfide e opportunità.
L'acquacoltura è cresciuta negli ultimi dieci anni e, ad oggi, fornisce quasi il 50% delle forniture mondiali di pesce destinato all'alimentazione umana. L’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, informa che una conferenza mondiale sull'Acquacoltura 2010 si terrà a Phuket, in Thailandia, dal 22 al 25 settembre. L’evento vedrà la partecipazione di oltre 700 delegati provenienti da 60 Paesi, uniti per valutare la situazione in cui versa il settore e per affrontare le prossime sfide e opportunità.
Le questioni importanti da discutere saranno: modi per ridurre e mitigare l'impatto ambientale e per migliorare la governance del settore, nello stesso tempo aumentando ulteriormente il contributo che l’acquacoltura dà alla sicurezza alimentare, allo sviluppo economico e nella lotta alla povertà. Durante la Conferenza si parlerà del progresso tecnologico avvenuto negli ultimi 10 anni in settori quali il trattamento delle acque, i nuovi sistemi di coltivazione, la gestione della salute, una migliore informazione e comunicazione, e di mangimi per pesci con un contenuto sostanzialmente ridotto di farina di pesce. La Conferenza dovrà anche affrontare il problema che, nonostante i progressi compiuti, rimane ancora molto da fare in quelli che sono settori prioritari.
Dal momento che il settore offre già più di 30 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo, sempre di più ora i Governi vedono l'acquacoltura come un elemento importante per lo sviluppo rurale e come strategia di investimento. Tuttavia, alcune regioni, come l'Africa, vengono lasciate indietro.
Un tema importante sarà la genetica nel settore dell'acquacoltura. Alcuni successi includono l'uso di "indotta triploidia" in grandi trote arcobaleno per ottenere una crescita continua pur tenendo i pesci in condizioni ottimali. D'altra parte, la gestione genetica della produzione dell'acquacoltura è spesso stata inadeguata e questo si è tradotto in un calo della produzione a causa di allevamento in consanguineità, deriva genetica e ibridazione incontrollata.
Dicono i più autorevoli gourmet, prima che lo scazzone diventasse specie protetta a livello europeo, nazionale e locale, in quanto popolazione soggetta a rarefazione, che un piatto a base di “marsoni” (altro nome indicativo della specie) fosse sempre in grado di soddisfare i palati più raffinati.
Essendo di acqua dolce questo ottimo pesce è soggetto a bracconaggi consistenti: con l’obiettivo di ripopolarlo e anche accontentare le potenziali richieste della ristorazione, Veneto Agricoltura, dopo una prima sperimentazione con l’Università di Parma, ha avviato un’iniziativa mirata a riprodurre scazzoni partendo da riproduttori selvatici in vasche di grandi dimensioni. Il “Progetto sperimentale Scazzone” ha sede presso il “Centro Ittico” di Veneto Agricoltura con sede a Valdastico (VI).
Dal corpo quasi conico il “marsone” ha il suo habitat naturale nei torrenti di fondovalle e montani, risorgive, fiumi pedemontani; la livrea è di colore marrone chiaro con striature più scure, pinna dorsale doppia, pinna anale lunga, quelle ventrali piccole, pinna caudale a ventaglio.
Quest’anno, nelle vasche del “Centro ittico di Valdastico” i tecnici di Veneto Agricoltura sono già riusciti ad ottenere una prima riproduzione di scazzoni catturati nel vicentino; è perciò in fase di definizione un protocollo standard per il suo allevamento. Le ultime stime dicono che nel giro di 24 mesi sarà possibile ottenere soggetti di dimensioni appropriate per la vendita ed il consumo; successivamente si potrà avviare una produzione intensiva di questo pesce.
In futuro saranno promosse giornate divulgative relative a questa nuova attività di acquacoltura considerata anche la possibilità di caratterizzare da un punto di vista genetico i soggetti allevati in vista di una richiesta di DOP (Denominazione di Origine Protetta).