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L’acqua dei Fiumi e dei Laghi.
Il viaggio dell’acqua è una grande avventura; tante gocce piovute dal cielo sono cadute sulla terra: alcune sono penetrate nel terreno, altre sono scivolate insieme, correndo verso il basso lungo i pendii delle montagne, saltando gli ostacoli, facendosi largo fra rocce e sassi. L’acqua segna dei percorsi diversi a seconda delle differenti situazioni del terreno determinate dalla forma delle catene di montagne. Il viaggio dell’acqua, di un fiume è pieno di imprevisti: l’acqua salta formando le cascate, rallenta la corsa a valle e quando entra nei laghi per poi raggiungere il mare.

La vita di un fiume si può paragonare a quella di un essere umano, come ha scritto il geologo William Morris Davis, intorno al 1880: Se si considera il fiume intero nel suo corso totale, dalla sorgente alla foce: nasce, cresce e, raggiunto il suo massimo sviluppo, finisce perdendosi in mare.

Ma a differenza di quello dell’uomo, la vita del fiume non finisce: anche dopo che è giunto alla foce, dalla sua sorgente è pronta a sgorgare altra acqua per tenerlo in vita. In Italia abbiamo un esempio importante di foce a delta, quella del Po, il più grande fiume del nostro paese.

La corsa dell’acqua subisce talvolta delle soste; quando incontra uno sbarramento di terra o roccia, un avvallamento incavato nel terreno o una conca, si crea un lago.
In ogni caso ci vuole altro per frenare la corsa del fiume, perché la maggior parte dei fiumi ha la pessima abitudine di gonfiarsi durante i periodi di grande piovosità e di straripare, creando purtroppo il fenomeno di alluvione.

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Nella foto: Bacino del fiume Po

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Nella foto: Delta del fiume Po

Gli abitanti dell’acqua dolce.
Risalendo il percorso del fiume, andiamo in cerca dei suoi irrequieti abitanti.
Siamo nella parte alta del fiume, dove c’è il torrente. In questo ambiente vi sono esseri in grado di resistere alla forza dell’acqua stando nascosti fra i sassi e aggrappati ad essi servendosi di ventose e altri sistemi di aggancio. Tra questi ci sono la planaria dal corpo appiattito, le larve di effimere (perché vivono poche ore) e alcune specie di ditteri.

Sulle rive vi è qualche cespuglio di ontano verde, fiori violacei e più in basso i salici. La vegetazione sott’acqua è data da una sottile patina di alghe muschio. L’acqua che salta di roccia in roccia è ricca d’ossigeno. Questo è il regno della trota. Nelle pozze dove l’acqua si calma le fa spesso compagnia la salamandra. Entrambe mangiano larve di insetti. Ai margini dei torrenti troviamo invece la rana temporaria, la biscia dal collare, il topo ragno acquaiolo e il merlo acquaiolo dalle insospettate qualità subacquee.

Nel tratto in cui le acque si allargano e il fiume è giovane, abbiamo un fondo di sabbia e ciottoli tondi e zone fangose ricoperte di alghe. Qui si riproducono il temolo, l’arborella, il ghiozzo, e ancora la trota.
Dove il fiume è quasi adulto e il corso dell’acqua ha assunto un aspetto un po’ più posato, il fondo è fangoso e le alghe lo ricoprono, specialmente a riva. Sulle sponde vi sono banchi sabbiosi e cespugli di salici e pioppi. In questo tratto vivono il barbo, il luccio, il pesce persico, la rovella, granchi e gamberi di fiume e tante altre specie e naturalmente al solita trota.
Quando il fiume diventa lago, tra le sponde troviamo canneti e giuncheti; le acque s’intorbidiscono, la vegetazione sottostante è abbondantissima. Qui vivono grossi lucci, la pigra tinca, i cavedani. Il martin pescatore dalle piume azzurre, da queste parti pesca avannotti e piccoli pesciolini.

Nell’estuario, il fiume sta per gettarsi in mare. E’ come se questi due grandi elementi si mettessero d’accordo: il fiume e mare a stretto contatto permettono ai vari abitanti di adattarsi ai due diversi ambienti mescolati assieme; l’acqua dolce in fatti è in questa zona anche un po’ salata. In essa vivono pesci provenienti dal mare come i muggini e le passere di mare. Nel fondo vi sono molti resti organici che permettono a molluschi, vermi e crostacei di nutrirsi.

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Nella foto: La Trota

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Nella foto: Il Luccio

La trota preferisce i fiumi di montagna, i laghi profondi, torrenti e ruscelli a corrente rapida. Anche questo pesce non scherza coi colleghi più piccoli: li va a stanare tra i ciottoli e le piante acquatiche. Nelle zone torrentizie si accontenta, come si è detto, di larve di insetti. La trota sta volentieri all’ombra, rifugge la luce del sole. Anch’essa può permettersi di ingoiare prede grandi, avendo bocca e dentatura ragguardevoli. Le specie più comuni sono la trota di ruscello (trota fario) e la trota di lago, il cosiddetto carpione del lago di Garda, la trota di Algeria che vive in Italia meridionale, Sardegna e Sicilia e la trota di fiume.
E’ considerato una sorte di pescecane d’acqua dolce. Come tutti i predoni che si rispettano, è dotato di una grande e robusta dentatura. La sua lunghezza può superare un metro. E’ una minaccia costante per gli altri pesci. Se ne sta nascosto immobile, in agguato, e aggredisce a colpo sicuro la preda che commette l’imprudenza di passargli vicino. Non l’insegue mai, cosa che invece fa la trota. La sua enorme bocca gli consente di afferrare anche pesci molto grossi e inghiottirli gradatamente.