piscicoltura-intensiva

Un sito di piscicoltura intensiva in acqua dolce è composto generalmente da diverse vasche rettangolari in cemento, di dimensioni e profondità diverse a seconda dei diversi stadi di crescita dei pesci. Sono alimentate con un tronco di canale che cattura l’acqua del fiume a monte e la restituisce a valle dopo che è passata attraverso tutte le vasche. È quello che si chiama il sistema di scorrimento continuo.
Dalla fine del XIX secolo, la trota «arcobaleno» paga lo scotto dei progressi della piscicoltura europea. Questa specie americana si rivela infatti più adatta all’acquacoltura rispetto alla sua cugina europea: è più robusta, cresce più rapidamente e sopporta densità di allevamento più elevate. Ma fino alla metà del XX secolo, le prestazioni dell’acquacoltura restano limitate, a motivo di un’alimentazione poco adeguata, composta essenzialmente da rifiuti di pesce non trasformati, e dell’eccessiva vulnerabilità alle epizoozie che non mancano di colpire pesci allevati in condizioni di elevata densità in luoghi aperti agli attacchi del mondo esterno. Ma i progressi del XX secolo consentono un’evoluzione delle metodologie.

Si scopre che ciascuna specie ha bisogno di un’alimentazione non solo specifica, ma anche diversa in ciascuno stadio della sua evoluzione. Molte larve sopportano solo plancton viventi, che occorre produrre in cattività al riparo da microbi e virus. Per il novellame e gli adulti, la fabbricazione di granulati secchi è stata un progresso considerevole, ma è stato necessario determinare, per ciascuna specie, il giusto dosaggio di proteine animali e vegetali, grassi, sali minerali, vitamine e altri additivi, nonché la forma da dare a questi granulati e la frequenza di somministrazione. In materia di salute, le scoperte nei settori dei farmaci, dei vaccini e della prevenzione hanno permesso di far fronte alle malattie.

Questi progressi hanno permesso, fin dagli anni ‘60, lo sviluppo su scala commerciale degli allevamenti intensivi delle trote arcobaleno, dapprima in Danimarca, poi in tutta l’Europa. Oggi, la piscicoltura europea si è fortemente diversificata, sia a livello della qualità dei prodotti sia delle specie prodotte. Accanto alla trota arcobaleno, che resta dominante, sono allevati altri pesci d’acqua dolce in modo intensivo: la trota fario, il salmerino di fontana, il salmerino alpino, il coregone, la tilapia, la sandra, lo storione siberiano, eccetera.

Ma lo scorrimento continuo cede oggi il passo ai sistemi di ricircolo dell’acqua. In questi sistemi, l’acqua resta in circuito chiuso ed è riciclata al fine di potere «ricircolare» nelle vasche, con estesi sistemi di tubature. Uno dei vantaggi di questo sistema è il suo isolamento rispetto all’ambiente esterno, che permette di controllare tutti i parametri dell’acqua: la temperatura, l’acidità, la salinità, la disinfezione, eccetera, e di trattare altresì i rifiuti organici prima di rigettarli nell’ambiente naturale. Il suo inconveniente, oltre al costo dell’investimento, è il suo costo energetico e la sua dipendenza rispetto a una tecnologia complessa.

Il ricircolo non è un’innovazione recente. È utilizzato da lungo tempo negli acquari e nelle avannotterie. Si diffonde nelle unità di ingrasso fin dagli anni ‘80 e riscuote oggi un certo successo, in particolare nei paesi dal clima estremo, perché permette di controllare la temperatura dell’acqua, sia in estate che in inverno. In acqua dolce, questo sistema è utilizzato principalmente per la trota arcobaleno, il pesce gatto e l’anguilla, ma conviene a tutte le specie, comprese le specie marine come il rombo.